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venerdì 9 febbraio 2018

Le "operazioni baciate"

Le indagini sui recenti dissesti di noti istituti di credito italiani hanno fatto emergere gravi comportamenti irregolari (probabilmente illeciti) di amministratori e dirigenti di alto rango a danno della propria clientela.

Senza entrare nel merito dei tecnicismi fraudolenti scoperti dagli organi inquirenti, tali comportamenti sono legati alle cosiddette "operazioni baciate", che la cronaca ha chiamato anche "finanziamenti (o prestiti) baciati".


In buona sostanza l'istituto di credito concedeva prestiti o finanziamenti a condizioni favorevoli ottenendo da parte del cliente beneficiario dei fondi, la disponibilità per l'acquisto, per una quota-parte o per l'intero denaro ricevuto, di azioni e/o obbligazioni del medesimo istituto bancario.

Non sfugge l'analogia con uno schema avente finalità analoghe, già visto applicare da una banca milanese negli anni '70, ma che aveva come "sponda" per l'acquisto di azioni proprie, con propri capitali, in luogo a semplici clienti, altri istituti di credito e/o società intermediarie per lo più aventi sedi nei paradisi fiscali.
Si tratta in questo caso dei famosi "depositi back to back", di cui questo blog si è più volte occupato.

Tornando alle "operazioni baciate", lo schema era ben più semplice rispetto alle "operazioni back to back" perchè coinvolgeva la clientela non professionale, la quale in tutta onestà e fiducia assecondava la proposta di finanziamento formulata dalla propria banca.

Ma vediamo con il seguente esempio teorico come si realizza lo schema fraudolento.

1. In data 1° marzo il cliente Beta richiede un finzanziamento di € 1 milione alla Banca Alpha. 
2. In data 15 marzo la società Gamma, controllata al 100% da Alpha, concedere a Beta un ulteriore finanziamento di € 500.000, finalizzato alla sottoscrizione dell'aumento di capitale di Alpha.
3. In data 20 marzo Beta acquista le azioni di Alpha con il prestito ricevuto da Gamma e inserisce tali azioni nel proprio deposito amministrato (da Alpha), costituito anche da altri strumenti finanziari. 
4. In data 2 aprile, Alpha concede a Beta il finanziamento di € 1 milione, richiedendo a garanzia al cliente un pegno sul deposito amministrato.

L'operazione appena descritta, ha come conseguenza una diluizione del capitale di Alpha in quanto, di fatto, si utilizzano capitali propri per sottoscrivere proprie azioni; in altre parole non è stato introdotto nelle casse della banca Alpha nessun nuovo capitale a fronte della sottoscrizione delle nuove azioni.


lunedì 1 giugno 2015

"Se i servizi fossero stati affidabili avrei potuto investirli …ma non mi fidavo" (di Carlo Calvi)

4^ puntata
[per la 3^ puntata cliccare QUI]


Acqua Marcia era una partecipazione di Montedison quando Eugenio Cefis ne fu presidente.
ENI, Montedison, Banca Nazionale del Lavoro e FIAT avevano creato una finanziaria, la Capitalfin a Nassau Bahamas. Leonardo Di Donna, diretto superiore di Florio Fiorini era membro del consiglio di amministrazione di Capitalfin e il Prof. Alberto Ferrari di B.N.L. ne era presidente. Di Donna testimoniò al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano il 17 luglio 1991 che FIAT ne uscì per contrasti di Agnelli con Ferrari: «l’ingresso dell’Ambrosiano nella Capitalfin faceva parte di un accordo con BNL …difficile spiegare perché il Banco si sia messo in quella situazione».

Io ho conosciuto l’avvocato di Alberto Ferrari a Nassau, presso Lennox Paton, con cui feci due visite alle isole del Caimano.

Secondo Di Donna: «fu Giorgio Mazzanti a dirmi che Licio Gelli si interessava all’affare ENI-Petromin …si voleva acquistare la stampa italiana …l’intervento della società Acqua Marcia nel giugno 1982 non era un piano di salvataggio del Banco Ambrosiano …l’ENI é riuscito a rientrare del 90% dei suoi crediti con il Banco Ambrosiano».

Di seguito la partecipazione di Acqua Marcia nel bilancio di Capitalfin International Ltd di Nassau al 31 luglio 1978 siglata da Giacomo Botta e Carlo Costa l’ 8 febbraio 1979 e bilancio della panamense Belrosa del Vaticano, creditrice di Capitalfin al 31 maggio 1979 :





Carlo Costa fu interrogato dal giudice istruttore Renato Bricchetti il 9 ottobre 1984: "entrai nel consiglio di Capitalfin nel 1978 convinto di rappresentare BAOL e non Belrosa …ai consigli venivano anche Giorgio Corsi, Leonardo Di Donna e Florio Fiorini …la Capitalfin aveva un importante investimento nell’Acqua Marcia".

Il carteggio originale del 1979 tra Carlo Costa e mio padre relativo alla partecipazione di Capitalfin in Acqua Marcia é reso disponibile cliccando su Link.

Il 19 novembre 1982 il teste, Ministro del Tesoro, Beniamino Andreatta esibì al PM Luigi Fenizia il piano della direzione finanziaria dell’ENI per la presa di controllo del gruppo Banco Ambrosiano da parte di Acqua Marcia.
Gli era stato consegnato la sera del 21 giugno 1982 dal suo direttore generale dal 18 gennaio 1982 Mario Sarcinelli ed ora disponibile cliccando su Link.

Nell'audizione al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano del 14 giugno 1991 Mario Sarcinelli ha dichiarato: "il 21 giugno del 1982 ebbi la visita di Florio Fiorini preceduta da una pressante telefonata …proponeva che l’ENI costituisse un fronte dei creditori del Banco Ambrosiano …non sapevo a quale gruppo finanziario appartenesse Acqua Marcia…ero stato attirato in un tranello …chiamai al citofono il Ministro e chiesi di essere ricevuto immediatamente …di lì a qualche giorno Florio Fiorini venne esonerato …non ho ricevuto messaggi di Licio Gelli …non vi sono fatti concreti che collegano il mio arresto del 24 marzo 1979 e l’episodio".

Il Ministro del Tesoro precisò: "avevo sollecitato Calvi a procedere ad una certificazione di bilancio consolidato del gruppo …con il Governatore della Banca d’Italia interpellammo le maggiori banche su una scissione delle posizioni debitorie del Banco Ambrosiano SPA da quelle della Holding lussemburghese …dissero di ritenere pericoloso un orientamento di tal genere".

Il senatore Beniamino Andreatta testimoniò anche al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano: "il piano Fiorini con informazioni indipendenti dalle autorità portava alla continuazione della gestione del Banco … occorreva una ricapitalizzazione …gli azionisti si trovano nelle stesse situazioni che si verranno a determinare con i warrants".

Nella sua audizione il senatore Andreatta aggiunse: "…se i servizi fossero stati affidabili avrei potuto investirli …non mi fidavo". Beniamino Andreatta ha dichiarato di aver proseguito il dialogo in una serie di incontri con l’incaricato della Segreteria di Stato del Vaticano Mons. Gianfranco Piovano e un banchiere rappresentante della banca Rothschild.
Mons. Gianfranco Piovano é stato recentemente chiamato in causa dal prelato Nunzio Scarano...
[5^ e ultima puntata]




venerdì 29 maggio 2015

Il progetto di liquidità conservato alle Bahamas (di Carlo Calvi)

3^ puntata
[per la 2^ puntata cliccare QUI]


Florio Fiorini nel suo interrogatorio del 29 marzo 1985 ha dichiarato di aver proposto a Filippo Leoni, responsabile dell’estero al Banco Ambrosiano, operazioni passive con reciproche attive, prima del 1980.
I prestiti di Tradinvest a Banco Ambrosiano Andino di quell'anno erano condizionati a operazioni a favore di Hydrocarbons di Zurigo. Giacomo Botta e Carlo Costa gli avevano prospettato in precedenza dei «back to back» per far fronte a crisi di provvista.
Giacomo Botta lo ha negato al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano.

I fogli che seguono permettono di identificare la calligrafia di Giacomo Botta, direttamente sottoposto a Filippo Leoni, responsabile estero che era impedito da una fobia a viaggiare in aereo.


Giacomo Botta fu interrogato al processo sulle riunioni del comitato di credito a Lugano ma non sul suo progetto di liquidità in manoscritto originale scaricabile cliccando il link, conservato da mio padre alle Bahamas e largamente utilizzato dalla Guardia di Finanza nei rapporti ai Giudici Istruttori.

Il progetto di liquidità e la lite che seguì a Nassau tra i liquidatori del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau (o BAOL) e i revisori contabili Coopers & Lybrand, confermano che i primi prestiti esteri dell’ENI a Banco Ambrosiano risalgono al 1978, come mostra il telex di Carlo Costa a Pierre Siegenthaler con chiave Giacomo Botta.

Anche i liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings Lussemburgo hanno evidenziato i passaggi di molte di queste operazioni tra «Giacomo» e «Pierre».


La Guardia di Finanza andò più oltre: "espongono dal 1978 prestiti a favore di BAH da parte di due banche classificate come appartenenti al gruppo ENI …lo IOR ha trattato gli importi nel contesto dei depositi del circuito UTC".


Acqua Marcia era una partecipazione di Montedison quando Eugenio Cefis ne fu presidente. 
ENI, Montedison, Banca Nazionale del Lavoro e FIAT avevano creato una finanziaria, la Capitalfin a Nassau Bahamas...
[4^ puntata]




lunedì 25 maggio 2015

Il vero proprietario del Corriere della Sera (di Carlo Calvi)

2^ puntata
[per la 1^ puntata cliccare QUI]


Le confidenze di Salim Lakhdari, braccio destro di Alberto Cefis rappresentante del fratello Eugenio nella mia città di Montreal, mi confermarono anni dopo che l’esperienza partigiana di Eugenio Cefis aveva attratto l’attenzione di Enrico Mattei che era però al corrente del suo opportunismo.

L’indagine interna degli archivi di Vincenzo Cazzaniga presso la Esso, condotta dalla Standard Oil di cui Ian Logie, ha fatto emergere una complessa contabilità occulta costituita con l’ausilio del Prof. Alberto Ferrari della B.N.L..
Vincenzo Cazzaniga e la Esso avevano permesso a Eugenio Cefis di ottenere diritti minerari in Canada e usavano queste informazioni come mezzo di pressione sullo stesso Cefis.

Nel maggio successivo e su mia sollecitazione, la Direzione Investigativa Antimafia invitò Vincenzo Cazzaniga ad essere sentito come testimone dal Sostituto Procuratore Elisabetta Cesqui.


Cazzaniga alla PM Cesqui disse: "Gelli mi fece telefonare chiedendo di incontrarmi …al Hotel Excelsior ricordo di aver visto Giorgio Mazzanti …ero inquisito in procedimento penale a Roma ...Gelli ostentava di essere al corrente dello stato del procedimento …era venuto in possesso del mio archivio presso la Esso che non era stato sequestrato…mi mostrò copie che riconobbi …furono emessi provvedimenti restrittivi nei miei confronti dopo il trasferimento dell’istruttoria al giudice Guido Catenacci".

Cito dal verbale: "Bastogi International con sede a Nassau era braccio della Bastogi Finanziaria …Roberto Calvi consigliere di Bastogi Finanziaria voleva realizzare più stretti rapporti tra Bastogi International e Cisalpine …i contatti con Nassau erano tenuti da Ludovico del Balzo …il contatto con Roberto Calvi lo ebbi tramite Giorgio Corsi".

Giorgio Corsi, mente finanziaria della Montedison di Eugenio Cefis, era sovente ospite alla nostra casa di Drezzo.

Lo incontravo all'estero in numerose occasioni con mio padre, l’ultima a Washington con Ugo Stille. Il Banco Ambrosiano e mio padre furono alleati delle manovre finanziarie di Eugenio Cefis e Giorgio Corsi di Montedison nella prima metà degli anni settanta, parteciparono nell'acquisto del Corriere della Sera.

Eugenio Cefis, Licio Gelli ed altri dopo di loro hanno influito sulle istituzioni adeguandosi ai gruppi di potere in Italia e ai vincoli azionari e finanziari.

Dal 1974 al 1977 Cefis fu il reale proprietario di Rizzoli-Corriere della Sera.
Come ha scritto Bruno Tassan-Din: "l’intreccio ENI-Corriere era iniziato con Moratti nel 1972 …il Corriere era in situazione di decozione …l’acquisizione non poteva essere realizzata senza l’intervento di Cefis-Montedison data l’assoluta mancanza di disponibilità finanziaria della Rizzoli".

Io consegnai a Nassau a Maurizo De Luca e Franco Giustolisi del settimanale «L’Espresso», la documentazione relativa al contratto tra Rizzoli e Montedison firmata a Lugano il 6 agosto 1975, e custodita in una cassaforte di mio padre, Roberto Calvi, alle Bahamas.

Il verbale dei Giudici Istruttori, Antonio Pizzi e Renato Bricchetti, del 1983 conclude "la Signora Calvi e Carlo Calvi avevano manifestato l’intenzione di consegnare la documentazione" l’accordo include il finanziamento, lo schema di acquisizione nonchè l'intervento sulla linea editoriale.
La azioni del Corriere erano in garanzia a Montedison all'estero (per scaricare la documentazione appena citata cliccare QUI).

Riconosco nelle sue parole il Tassan Din che telefonava assiduamente a casa nostra a Milano: "irrilevanza del capitale sociale …indebitamento elevatissimo …gestione in perdita …fabbisogno per far fronte agli stipendi".

Coopers & Lybrand a Bahamas hanno documentato le operazioni di Cisalpine Overseas Bank Limited di Nassau - Bahamas, poi divenuta Banco Ambrosiano Overseas Limited (o BAOL), con Montedison Holding Company Zurigo e Montedison International Establishment Vaduz, create da Giorgio Corsi, che vennero revocate quando Eugenio Cefis lasciò Montedison.


Giorgio Corsi aveva seguito Cefis in Montedison, succeduto al posto di direttore finanziario dell’ENI da Florio Fiorini, proveniente da una esperienza a Banca Toscana .

Florio Fiorini era uomo di Flaminio Piccoli, che si ritrova nella documentazione Rizzoli appena riprodotta.

A Bahamas mio padre mi parlò della esposizione dell’ENI con le entità estere del Gruppo Ambrosiano e di ricevute di Flaminio Piccoli che conservava. Deve averle recuperate durante l’ultima visita perché non le ritrovai. Il giudice istruttore Francesco Misiani, che incontrai a Washington, assolse Flaminio Piccoli dalle accuse di associazione a delinquere e peculato.
[3^ puntata]



giovedì 21 maggio 2015

Un disegno politico perseguito da Cefis (di Carlo Calvi)

1^  puntata


"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana ...Suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis". Sono le parole di Bruno Tassan Din, in una memoria del 1984 depositata nel processo Rizzoli.

Tassan Din riassunse la sua esperienza all'udienza del 4 marzo 1991 al processo per la bancarotta del Banco Ambrosiano "…giovanissimo sono diventato Vicedirettore Generale del Gruppo Montedison responsabile della divisione tessile delle fibre chimiche e all'entrata di Eugenio Cefis sono stato chiamato alla Rizzoli dal Presidente del Collegio Sindacale Dott. Mino Spadaccini".

Eugenio Cefis militò con dubbia fama in una formazione partigiana guidata da John McCaffery del Special Operations Executive, il servizio segreto britannico in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale.
McCaffery passò dallo spionaggio alle banche, divenendo padrino dell’intesa tra i banchieri inglesi Hambros e Michele Sindona per rastrellare azioni Bastogi.
É in quella veste che incontrai John McCaffery a Milano con mio padre.

L’accordo siglato in originale da Jocelyn Hambro nel marzo 1971, riportato qui di seguito, era conservato nelle casseforti di mio padre alla Bahamas.

(click per allargare l'immagine)

Michele Sindona e Eugenio Cefis si ritrovarono in campi avversi e mio padre nel mezzo.

Cefis attuò all'inizio del 1971 un rimaneggiamento di partecipazioni incrociate allora assai in voga.
Italpi controllata di Montedison, di cui Cefis era divenuto presidente, doveva fondersi con Bastogi. Cefis, grazie ad una alleanza con Carlo Pesenti, azionista Bastogi avrebbe controllato l’azienda risultante dalla fusione, a sua volta controllante azioni Montedison.

A sbarrare la strada si trovava Michele Sindona che lanciò un assalto a Bastogi al fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, di cui questa azienda era azionista.

Sindona, di concerto con Hambros e al fine di attuare il suo piano di controllo di Bastogi, si assicurò all'inizio dell’estate del '71 il controllo della Centrale, presieduta da Ettore Lolli della Ras di Carlo Pesenti. Per sconfiggere le resistenze di Cefis e Pesenti, Sindona intentò due mesi più tardi una azione legale per bloccare la fusione Italpi-Bastogi.
Westdeutsche Landesbank Girozentrale per conto di Sindona, in una operazione ideata da mio padre, presentò alla Borsa di Milano una offerta pubblica di acquisto di azioni Bastogi. Il sindacato Bastogi guidato da Cefis e Pesenti chiese allora l’intervento del Governatore della Banca d’Italia Guido Carli.

Una telefonata di Guido Carli a Jocelyn Hambro fu decisiva.

In quel frenetico settembre lavoravo al 41 Bishopsgate della Hambros Bank con Raffaele Bonacossa della Banca Privata. Mario D’Urso della Kuhn Loeb, mi prestava una attenzione assidua. D’Urso propose un incontro tra mio padre e Ettore Lolli a Londra.
Fui convocato giovanissimo ai piani alti della Hambros ove Jocelyn Hambro mi aveva richiesto un breve incontro: l’OPA Bastogi era fallita.

Si riporta di seguito la rinuncia dei soci esteri di Michele Sindona alle azioni legali contro la fusione Italpi-Bastogi.


Di seguito il documento con le istruzioni della Radowal di Vaduz alla Banca del Gottardo di vincolare azioni Bastogi a favore della Cisalpine Overseas di Nassau - Bahamas, del gruppo Banco Ambrosiano:


L’avvocato Colin McFadyean, il cui biglietto da visita fu ritrovato sul cadavere di mio padre sotto il ponte Blackfriars, ha scritto a Jeffrey Katz della Kroll Associates : "Ho consultato i fascicoli su Bastogi …incorporai Bastogi UK …i nomi sono Carlo Pesenti, Raffaele Ursini, Ludovico del Balzo …in particolare Vincenzo Cazzaniga".

Era l’aprile 1993 e chiesi a Ian Logie, direttore finanziario della Esso Europe negli anni sessanta, di riassumere i rapporti tra Vincenzo Cazzaniga e Eugenio Cefis.
Logie fu membro del consiglio di Williams & Glyns, European Banking Co. e International Energy Bank.

Lo avevo incontrato con mio padre a Milano negli anni settanta e in seguito alla conferenza del Fondo Monetario Internazionale di Washington dell’autunno 1980. Il mio interesse fu sollecitato dal fatto che Ian Logie aveva condotto con Jack Bennett e Harold Cruikshank l’indagine interna sui fondi neri della Esso Italiana.
La foto lo ritrae, primo in fondo a destra, con mio padre e Carlo Cito Filomarino e Jean de Roquefeuil, Jean-Maxime Lévêque che conobbi al Credit Commercial de France.


(click per allargare l'immagine)

Ian Logie che conosceva bene l’arcivescovo Paul Marcinkus dello IOR e Florio Fiorini dell’ENI, principale creditore estero del Banco Ambrosiano, fece una dichiarazione sorprendente.
Già dalla fine degli anni settanta la Banca del Gottardo, la Ultrafin A.G. e la Arab Latin American Bank di Lima Perù, offrivano depositi di loro clienti fuori bilancio su base fiduciaria a condizione di ottenere depositi interbancari con le banche del Gruppo Ambrosiano.

Vincenzo Cazzaniga, presidente della Esso e prossimo al Cardinale Giuseppe Siri di Genova, fu grande artefice di pagamenti a partiti politici in Italia ma fu costretto dalle indagini sui fondi neri a lasciare la Esso. Cazzaniga divenne Presidente della Bastogi International grazie a l’ex Special Operations Executive britannico John McCaffery, come già detto, dirigente del gruppo partigiano a cui appartenne Eugenio Cefis.

Le confidenze di Salim Lakhdari, braccio destro di Alberto Cefis rappresentante del fratello Eugenio nella mia città di Montreal, mi confermarono anni dopo che...
[2^ puntata]




lunedì 18 maggio 2015

Carlo Calvi racconta Eugenio Cefis in una ricostruzione inedita ed esclusiva

"Era in corso il disegno politico perseguito da Cefis di rastrellamento della stampa quotidiana …suggeritore di pressoché tutti i giornali italiani …a posteriori i disegni di Gelli sembrano addirittura copiati da quelli di Cefis".

E' questo l'incipit di una serie di articoli inediti di Carlo Calvi che saranno pubblicati in esclusiva dal blog a partire da questa settimana.
Si tratta di un'analisi rigorosa basata su documentazione di primaria importanza, contenuta negli atti giudiziari o reperita nelle casseforti delle Bahamas appartenute al padre - Roberto Calvi - e costituita da accordi segreti, istruzioni riservate, prospetti intricatissimi di ripartizione di quote azionarie e da corrispondenza privata.

(Eugenio Cefis)

Ne viene fuori una ricostruzione inedita di fatti vissuti anche personalmente da Carlo Calvi, che, se non fossero dimostrati da documentazione ufficiale (anche fotografica), sembrerebbero il prodotto della più fervida fantasia di un genio del romanzo giallo e di spionaggio.
Infatti le vicende terrene di Eugenio Cefis, nella sua qualità di Presidente della Montedison, si intrecciano con quelle di ex agenti dei servizi segreti di Sua Maestà Britannica, di uomini di cosa nostra, di esponenti della finanza internazionale e del mondo economico e politico italiano.

(Eugenio Cefis con Giulio Andreotti)

Tutto questo in uno scenario in cui l'Istituto per le Opere di Religione (IOR), tramite il suo Presidente Mons. Paul Casimir Marcinkus, operava in modo spregiudicato nella finanza locale e internazionale, grazie ad accordi non ufficiali e ai legami con importanti personalità appartenenti alla massoneria.

Ne deriva quindi uno spaccato noir della storia della Repubblica Italiana degli anni '70 e '80, in cui complesse contabilità occulte, seppur celate in archivi riservati, erano utilizzate come mezzo di persuasione per raggiungere determinati scopi.

Leggeremo quindi delle trame legate al tentativo di scalata di Michele Sindona alla Bastogi Finanziaria con il fine di impossessarsi delle banche di Carlo Pesenti, la cui OPA (l'operazione fu ideata da Roberto Calvi) fallì nel 1971 a favore del fondatore di Mediobanca, Enrico Cuccia. E ancora, di come Cefis governava l'informazione tramite il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. E dell'uso dei depositi "back to back" per far fronte alle crisi di liquidità e di provvista del Banco Ambrosiano. Ma anche delle vicende collegate alla società Acqua Marcia e alla sua catena di controllo che portava sino a Nassau, Bahamas.

Ancora una volta Carlo Calvi ha scelto il nostro blog "Fraud Auditing & Forensic Accounting" per diffondere i suoi scritti, frutto di tanto lavoro di analisi e ricostruzione documentale integrato dai ricordi personali.
E di questa dimostrazione di fiducia e di condivisione delle finalità del blog, anche a nome dei lettori, si ringrazia vivamente Carlo Calvi.

s.m.


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1^ puntata

2^ puntata

3^ puntata

4^ puntata

5^ puntata







giovedì 18 dicembre 2014

Banco Ambrosiano: dal traffico d'armi alla guerra delle Falkland

di Carlo CALVI


(4^ e ultima puntata)

[segue dalla 3^ puntata] Banco Cafetero, Banco de la Nacion e Artoc di Peter De Savary, con azionisti sauditi, dovevano avere un ruolo fondamentale nei back-to-back con il Banco Ambrosiano.

La Central American Services partecipò nel progetto agrario EGESPA nella regione di Piura nel nord del Perù. Dionisio Romero ha la sua base a Piura e la famiglia una tradizione falangista in Spagna e nella Opus Dei di José María Escrivá de Balaguer.
I Romero sono i fondatori della Università di Piura, il più formidabile baluardo della Opus Dei nel mondo.

Dionisio Romero ha oggi una relazione molto stretta con il cardinale Juan Luis Cipriani, nominato recentemente da Papa Bergoglio a membro del Consiglio per l’Economia del Vaticano.

Le autorità britanniche hanno reso pubblici dopo trent'anni i documenti sulla guerra delle isole Malvine (Falkland). Sir Michael Havers informava la Signora Thatcher dei sospetti che l’Argentina potesse acquistare i missili francesi Exocet tramite il Perù.
Sir Michael permise alla mia famiglia nel 1983 la richiesta a Lord Geoffrey Lane di annullare la sentenza della prima inchiesta del Coroner sulla morte di mio padre.

Nel 1981 alla Banco Ambrosiano Service Corporation di Washington ove lavorai, ricevemmo una proposizione da Javier Silva Ruete di un prestito per importazione di armi. Giacomo Botta indicò di inviarla ad Andreas Geissmann alla Ultrafin AG di Zurigo.

Le entità svizzere furono oggetto di indagini parziali.

La Banca del Gottardo di Lugano fu ceduta quasi subito dopo la morte di mio padre dalle banche creditrici che controllavano la liquidazione della holding lussemburghese.
Il Giudice Istruttore Mario Almerighi, che tanto ha fatto per rendere possibile il processo romano per l’omicidio di mio padre, attribuì grande importanza alle casseforti di Ultrafin AG di Zurigo, che risultarono vuote.
Ultrafin AG di Zurigo era azionista di Banco Ambrosiano Andino di Lima.



Ultrafin AG di Zurigo dirigeva finanziamenti a medio termine a sostegno alle esportazioni di concerto con organismi governativi di credito e organizzava consorzi bancari. Ultrafin AG organizzò finanziamenti alle esportazioni con l’entità italiana competente SACE e con il Banco Ambrosiano Andino.


Le casseforti di mio padre alle Bahamas contenevano una memoria di Alberto Caprotti che proponeva l’introduzione in America Latina di missili di costruzione italiana: gli LP-65 della Ambrosini di Passignano sul lago Trasimeno in provincia di Perugia.

Questi missili di efficacia devastante e grande versatilità, sfuggivano ai sistemi antimissile. La lunga memoria proponeva di costituire una società con il Generale Torrijos di Panama.


In fondo alla pagina si menziona che gli LP-65 a propulsione liquida furono progettati per la Ambrosini da un ingegnere di Trieste. Si tratta dell’ ufficiale di Marina Glauco Partel.

Glauco Partel fu incriminato dal Giudice Carlo Palermo per traffico d’armi.
Il Giudice Palermo spinse le sue rogatorie fino in Argentina.
Il fascicolo Glauco Partel é la documentazione sulla trattativa argentina per l’acquisto di missili Exocet acquisita dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia Massonica P2.

Carlo CALVI





giovedì 11 dicembre 2014

Banco Ambrosiano: il grandioso progetto "Madre de Dios"

di Carlo CALVI


(3^ puntata)

[segue dalla 2^ puntata] I revisori contabili di Lima si mostrarono alquanto malleabili.
L’esposizione crescente di Banco Ambrosiano Andino con le società patrocinate dallo IOR finì per allarmare gli amministratori locali Giorgio Nassano a Lima e Angelo De Bernardi in Lussemburgo.

Incontrai i collaboratori di quest’ultimo in Lussemburgo nel gennaio 1982.
Il nervosismo era palpabile e si ricevevano di continuo telex richiedenti supplementi di informazioni da inviare alla Banca d’Italia.
Le scadenze dei pagamenti a Nat West e Midland si avvicinavano così come l’appello del processo valutario.







Alvaro Meneses, Carlo Costa e Giorgio Nassano, erano il volto ufficiale dell’Ambrosiano ma il Banco Ambrosiano era rappresentato in Perù da Alberto Caprotti della Central American Services, che riferiva a Giacomo Botta e a Pierre Siegenthaler.
Quest’ultimo aveva proposto il trasferimento della sede legale della Central American Services al Banco Ambrosiano delle Bahamas.



I giudici istruttori Antonio Pizzi e Renato Brichetti, nell’ambito dell’indagine sulla bancarotta del Banco Ambrosiano S.p.A. convocarono Alberto Caprotti a Panama per interrogarlo, ma l’incontro non ebbe mai luogo.

Il progetto più grandioso fu senza dubbio Madre de Dios.

Concluso un contratto con il Banco Ambrosiano, la Central American Services (società controllata che doveva rappresentare l’Ambrosiano in Nicaragua e in Perù), ottenne nel 1979 dal governo peruviano un decreto di assegnazione di 300.000 ettari in prossimità di Puerto Maldonado.
La notizia della enorme concessione per sviluppo agricolo e minerario provocò la reazione della stampa peruviana.

Nel settembre 1980 il Presidente Francisco Belaunde Terry in difesa di Central American Services e il deputato del Partido Comunista Revolucionario Manuel Dammert contro i piranas capitalisti, si affrontarono nella Camara de Diputados in un epico duello per la selva.
Quando li separarono erano entrambi pallidi in volto. I giornali credevano che dietro la Central American Services si nascondessero gli eredi di Anastasio Somoza, che in quei giorni veniva assassinato in Paraguay.

In uno degli episodi da me vissuti nelle drammatiche settimane del processo per violazioni valutarie in cui mio padre era imputato a Milano nel 1981, fui convocato da Roy West Trust alle Bahamas con Alberto Caprotti.
Ci rinchiusero in una stanza con Sue-Anne Dunkley del Banco Ambrosiano e ci intimarono di fermare il progetto Madre de Dios di cui erano fiduciari.

Jack Smith, presidente di Roy West Trust era diventato il bersaglio degli ambientalisti.

Jack Smith, con il suo avvocato Sir Geoffrey Johnstone, doveva diventare l’anno successivo 1982, il liquidatore di Banco Ambrosiano Overseas di Nassau Bahamas.

I contatti di mio padre in Perù erano con rappresentanti dei governi del Generale Francisco Morales Bermudez prima e Francisco Belaunde Terry poi.
Tra questi il ministro degli Esteri José De La Puente, i Generali Alcibiades Saenz e Luis Arbulu-Ibanez e il figlio del Presidente, il Generale Remigio Morales Bermudez, che fu invitato a Milano.

Vi furono incontri con esponenti del settore privato come Alfonso Miro Quesada, proprietario del giornale El Comercio.
Assai rilevanti i quattro amministratori del Gruppo Romero, tra cui Dionisio Romero e José Antonio Honrubias Romero del Banco de Credito del Perù.




Le banche regionali non avevano interesse per l’Ambrosiano a causa di restrizioni.
Il Banco de Credito e il Banco Cafetero, membri del Gruppo Andino presieduto da Dionisio Romero, con il Banco della Nacion, firmarono una intesa a Madrid nel 1979 per incrementare la cooperazione tra paesi arabi e Perù.

Il Banco Arabo Latinoamericano con sede a Lima partecipò con Banco Ambrosiano Andino a un prestito al Banco Minero del Perù.



Banco Cafetero, Banco de la Nacion e Artoc di Peter De Savary, con azionisti sauditi, dovevano avere un ruolo fondamentale nei back-to-back con il Banco Ambrosiano...
[segue nella la 4^ puntata]




venerdì 5 dicembre 2014

Il rapporto ambiguo tra IOR e Ambrosiano e i legami con la P2

di Carlo CALVI


(2^ puntata)


[segue dalla 1^ puntata] Le pendenze del Perù relative all'acquisto di due fregate lanciamissili italiane con relativo equipaggiamento dalle società Breda, Oto Melara, Selenia ed elicotteri Agusta per quasi $ 200 milioni sono riassunti in questa nota.



I lettori di questo blog ricorderanno che Banco Ambrosiano e Vaticano mantenevano all'estero una rete di depositi di reciprocità incrociati che va sotto il nome di “operazioni in conto deposito” (cliccare QUI).
L’intesa aveva come scopo di finanziare indirettamente la panamense United Trading Company su di un conto corrente acceso presso la Banca del Gottardo di Lugano, inizialmente con il flusso
IOR-Banco Ambrosiano Overseas (Bahamas), successivamente attraverso l'Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua ed infine tramite il Banco Ambrosiano Andino di Lima.

Mio padre fu presentato da Mario Genghini al dittatore del Nicaragua Anastasio Somoza Debayle e ottenne che fosse concesso all'avvocato di Milano Roberto Truffi di suggerire una legislazione speciale atta alla creazione dell’Ambrosiano Group Banco Comercial di Managua.

Il rapporto contrattuale e fiduciario tra IOR e Banco Ambrosiano era deliberatamente ambiguo.

Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo non produceva bilanci consolidati di gruppo ma solo separatamente per le singole entità controllate. Questo presentava particolari inquietudini in quanto la Holding beneficiava di prestiti sindacati (i cosiddetti finanziamenti in pool) a medio termine da parte di consorzi di banche internazionali guidate dalla National Westminster e Marine Midland.

La mutata situazione politica a Managua nel 1979 non rappresentava un problema per il Banco Ambrosiano in Nicaragua ma avrebbe seriamente nuociuto ai rapporti con le banche creditrici. In questo contesto nacque il Banco Ambrosiano Andino in Perù.

Banco Ambrosiano Andino emise obbligazioni e contrasse prestiti e a suo beneficio sottoscritti direttamente dall’ENI fino a $ 100 milioni.



depositi back-to-back con il Banco de la Nacion operavano in maniera del tutto analoga a quelli con lo IOR. Il Banco de la Nacion lucrava la differenza tra tassi ricevuti su depositi a beneficiari designati e depositi ricevuti dal Gruppo Banco Ambrosiano.

In Italia membri della loggia P2 erano presenti negli organi di supervisione dei rapporti delle banche italiane verso l’estero.
La Banca d’Italia aveva imposto limiti ai depositi diretti delle banche italiane del Gruppo Banco Ambrosiano verso le controllate estere.
Il Banco de la Nacion acquisì una partecipazione azionaria nel Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo dalla United Trading Company. Carlo Costa del Banco Ambrosiano S.p.A. di Milano divenne membro del consiglio di amministrazione di Banco Ambrosiano Andino.

Oltre agli attivi trasferiti da Managua, l’Andino aveva suoi impieghi tra cui il Banco Financiero Sudamericano di Mario Ortolani, figlio di Umberto, a Montevideo in Uruguay. A questa banca facevano capo operazioni che beneficiavano membri della loggia P2 e furono oggetto di transazioni con la liquidazione di Banco Ambrosiano Holdings.


Attraverso queste manipolazioni, prestiti alla Bellatrix (impegnata nelle operazioni relative al controllo della Rizzoli già trattate in questo blog) da parte di banche italiane del Gruppo Ambrosiano e banche internazionali, apparivano come depositi con banche peruviane.



I revisori contabili di Lima si mostrarono alquanto malleabili...
[per la 3^ puntata cliccare (QUI)]




lunedì 1 dicembre 2014

Le casseforti bahamensi e svizzere di Roberto Calvi

di Carlo CALVI


(1^ puntata)

Esiste una conca della selva amazzonica del Perù che prende il nome di Madre de Dios perché vi sopravvivono specie estinte. Meritava l’entusiasmo di mio padre ma a Roma e a Managua si preparavano cambiamenti dirompenti.

Un personaggio dell’Italia degli scandali, Raffaele Ursini, lo aveva preceduto nell'avventura andina. Liquigas nell'operazione Suia Missu, come la SIR di Nino Rovelli, aveva sviluppato lo sfruttamento del metanolo a partire dal legname nelle Ande, su 566.000 ettari e con l’appoggio di Montedison.
Una causa americana, Ronson Corporation v. Liquifin Aktiengesellschaft Liquigas S.p.A., aveva confermato i legami di Raffaele Ursini con Michele Sindona e Vincenzo Cazzaniga della Exxon. Vincenzo Cazzaniga fu sentito dal PM Francesco De Leo nel procedimento romano relativo all'omicidio di mio padre.

Raffaele Ursini e Nino Rovelli avevano beneficiato del sostegno della Italcasse di Giuseppe Arcaini. In quell'autunno 1978 era proprio su Italcasse che tuonava con frequenza implacabile Mino Pecorelli. 

Veniva anche eletto un nuovo Papa, Karol Wojtyla, a cui doveva rendere conto l’arcivescovo americano Paul Marcinkus, Presidente dello IOR.

Il numero di Natale 1978 del settimanale L’Espresso riservava una sorpresa: il rapporto sulla ispezione della Banca d’Italia al Banco Ambrosiano. Mio padre dettò alla Signorina Graziella Corrocher il breve messaggio che segue a Paul Marcinkus. Si noti la stampigliatura (66501) di Deloitte & Touche, Liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo.




Alla nota al Presidente dello IOR era allegato il seguente telex inviato all'attenzione di Paolo Baffi (Governatore della Banca d'Italia), Carlo Azeglio Ciampi (Direttore Generale) e Mario Sarcinelli (Vice Direttore Generale):



Lo scandalo Italcasse dell’anno successivo (1979), portò all'arresto di Mario Sarcinelli e all'omicidio di Mino Pecorelli. I sandinisti entrarono a Managua, sede dell'Ambrosiano Group Banco Comercial.
Alberto Caprotti aveva assunto l’interim nella direzione dell’Ambrosiano di Managua dopo la caduta di Anastasio Somoza.
Alberto Caprotti inviò questo telex a Pierre Siegenthaler del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau Bahamas. I sandinisti erano desiderosi della collaborazione del Banco Ambrosiano.




Alberto Caprotti, un passato di dirigente di Lotta Continua negli anni di piombo, figlio dell’editore del settimanale politico «ABC» (vicino a Eugenio Cefis), che si schierò contro Enrico Mattei (tornerò prossimamente sul ruolo di Eugenio Cefis nella vicenda Ambrosiano) era approdato in Nicaragua con il costruttore membro della loggia P2 Mario Genghini grazie alla conoscenza di Aldo Alasia della Olivetti, poi dirigente del Banco Ambrosiano in Argentina.
Mio padre lo aveva messo a capo della Central American Services, una società controllata che doveva rappresentare l’Ambrosiano in Nicaragua e in Perù.

Alberto Caprotti inviava corposi rapporti a mio padre, che li conservava nelle casseforti della Roy West Trust Corporation (Bahamas) e presso la Ultrafin AG di Zurigo con il consueto codice per Giacomo Botta di Banco Ambrosiano S.p.A..

La caduta di Anastasio Somoza e l’avvento di Daniel Ortega avevano avuto scarse conseguenze per l'operatività del Banco Ambrosiano in Nicaragua. I depositi di reciprocità con lo IOR dovevano tuttavia essere trasferiti altrove.

Mio padre aveva un ottimo rapporto personale con Alvaro Meneses Diaz, Presidente del Banco de la Nacion in Perù e Javier Silva Ruete Ministro del Tesoro del governo del Generale Francisco Morales Bermudez.
Ho conosciuto bene entrambi. Javier Silva Ruete era alla Interamerican Development Bank nel periodo in cui io vivevo a Washington, durante la presidenza in Perù di Francisco Belaunde Terry, nel 1980. Alvaro Meneses fu ospite alla nostra villa delle Bahamas.
Meneses aveva un carattere chiuso, Silva Ruete era amico del Premio Nobel per la letteratura MarioVargas LLosa.

Mio padre e l’arcivescovo Paul Marcinkus risolsero il problema creando il Banco Ambrosiano Andino con sede a Lima che doveva assumere il ruolo che era stato di Nassau e di Managua nei depositi di reciprocità con lo IOR.

Al finanziamento della United Trading Company presso la Banca del Gottardo di Lugano, aggiunsero il sostegno all'indebitamento crescente della Nordeurop di Liechtenstein e della Anli di Lussemburgo. Riproduco di seguito il sunto di indebitamento e garanzie di Nordeurop Vaduz presso Roy West Trust Bahamas siglato dai rappresentanti legali dello IOR Luigi Mennini e Pellegrino De Strobel.



Paul Marcinkus produsse alla Commissione Italia-Vaticano le lettere che mostrano che fu informato della creazione del Banco Ambrosiano Andino in Perù, che approvò questi trasferimenti e ne assunse gli obblighi.
Il Vaticano deteneva presso la Banca del Gottardo di Lugano, la Kredietbank di Lussemburgo e lo IOR, le azioni delle società controllanti. L’estratto conto titoli dello IOR alla Kredietbank S.A. Luxembourgeoise é quì riprodotto.


Una riunione del consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano Andino ebbe luogo a Losanna e le pagine della minuta riprodotta qui di seguito mostrano i rapporti con IOR e Nordeurop.




Il Banco Ambrosiano Andino ottenne la licenza dalla Dr. Liova Schiaffino dell'Autorità di Supervisione Bancaria peruviana e il Banco de la Nacion ne divenne azionista.

Le pendenze del Perù relative all'acquisto di due fregate lanciamissili italiane con relativo equipaggiamento...
[per la 2^ puntata cliccare (QUI)]




giovedì 27 novembre 2014

AVVISO AI LETTORI - A dicembre articoli inediti curati da Carlo Calvi sul caso Banco Ambrosiano

Ancora qualche giorno per ultimare l'organizzazione della documentazione e sistemare gli ultimi particolari di editing e poi il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting pubblicherà in esclusiva nazionale, la più recente ricostruzione storica curata da Carlo CALVI sul caso Banco Ambrosiano.

Si tratta di quattro puntate principalmente dedicate al "fronte peruviano" della più importante banca privata italiana dell'epoca, con dettagli interessanti che soltanto un testimone diretto dei fatti può tracciare.

Sembrerà di leggere qualche pagina di un romanzo di John Grisham ma in questi casi, si usa dire, la realtà supera la più fervida delle fantasie.

Si approfondiranno i motivi alla base della costituzione del Banco Ambrosiano Andino e sul ruolo assunto da Mons. Marcinkus (IOR), si analizzeranno alcuni legami con l'Università di Piura considerata il più formidabile baluardo dell'Opus Dei nel mondo, ma anche del progetto "Madre de Dios" e come con l'appoggio di Montedison si sviluppò la produzione di metanolo a partire del legname delle Ande, per poi analizzare i retroscena relativi alla guerra delle Isole Falkland e sul sospetto del governo inglese che l'Argentina potesse acquistare i missili antinave made in France "Exocet" tramite il Perù.
E molto molto altro ancora.

E' facile comprendere come un tale contributo sia di fondamentale importanza, soprattutto per la notevole documentazione storica proposta e commentata e per gli interessanti riferimenti ai collegamenti tra i noti soggetti coinvolti nella vicenda.



Si ringrazia Carlo Calvi, anche a nome di tutti i lettori, per l'attiva collaborazione dimostrata in questi anni e per aver scelto ancora una volta il blog Fraud Auditing & Forensic Accounting come mezzo di diffusione delle proprie ricerche.

s.m.


1^ puntata - Casseforti bahamensi e svizzere di Roberto Calvi (cliccare QUI)



lunedì 5 maggio 2014

Roberto CALVI: l'indagine sul suicidio della segretaria fu compromessa?

di Carlo Calvi

Io in quell'ufficio ci sostai nell'aprile del 1982.
Mi intrattenni brevemente con Graziella Corrocher. Attendevo di essere ricevuto da Roberto Rosone il cui ufficio distava solo pochi metri. Qualche settimana dopo Rosone era vittima di un attentato e il 17 giugno Graziella Corrocher moriva tragicamente.

Forse per ritegno da qualche tempo non avevo ripreso in mano il fascicolo giudiziario relativo a questo decesso.

Un riesame degli atti suggerisce che l’indagine dell’epoca fu compromessa.

Le impronte digitali e palmari sul bordo interno del davanzale non sono state rilevate.
Il rapporto del Maresciallo Gioacchino Gemelli del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica lo ammette e lo giustifica: "(...) dette impronte (...) presentavano la conformazione perimetrale anatomica di ambe due le mani ma non la specificità delle figure e delle linee (...) che ne permettono un'eventuale comparazione e quindi identificazione (...) é possibile in quanto al momento che le due mani toccavano il piano del davanzale presumibilmente l’epidermide emetteva forti quantità di secrezioni sebacee tanto da impastare le impronte stesse (...)".
Il rapporto con rilievi e controfirmato dal dirigente del Gabinetto Dr. Di Girolamo, non fa riferimento a impronte plantari né si presero immagini, disegni o misure delle sagome.

La rilevanza delle impronte palmari e plantari si desume dalle menzioni contenute negli atti. 
Il Dirigente della Squadra Mobile Antonio Pagnozzi nel suo rapporto del 18 giugno scrisse: "(...) sullo stesso davanzale (...) si potevano notare le impronte palmari e plantari della predetta che, appunto, ne mette in risalto una dinamica spontanea determinata da una decisa volontà suicida". 
In maniera più cauta si espressero i periti medico-legali Dr. Marco Grandi e Elisa Agnese Saligari su richiesta del Sostituto Procuratore Dott. Salvatore Cappelleri : "I dati circonstanziali, per parte loro, vieppiù avvalorano l’ipotesi di un suicidio: si fa riferimento a (...) impronte del palmo delle mani e della pianta dei piedi lasciate sul davanzale (...) situazioni queste che (...) depongono per una esplicita volontà dell’atto lesivo".

Giancarlo Giobbio, a me ben noto in quanto quale dirigente del servizio immobili, era regolarmente consultato da mio padre per i lavori alle cascine della nostra proprietà di Drezzo, dichiarò il 21 giugno: "Poco dopo le 19, verso le 19.15 circa (...) il Sig. Lazzari, anche lui della sicurezza interna, mi informava della disgrazia. (...) non sono in grado di dire chi é entrato per primo nell'ufficio della Corrocher (...)".
Giampaolo Bodini, vice direttore di sede addetto alla direzione centrale, sostituiva spesso la Corrocher ogni qualvolta la medesima doveva allontanarsi. Il 21 di giugno Bodini dichiarò di essere stato informato della disgrazia da Germano Montani. Bodini precisò: "Mi sono precipitato nell'ufficio della Corrocher (...) mi sono affacciato alla finestra vedendo il corpo".

La pattuglia della Volante intervenne in Piazzetta Ferrari alle 19,37, il tecnico della Polizia Scientifica alle 20,05. Era presente al sopralluogo il dirigente della Sezione Omicidi della Squadra Mobile, Commissario Capo Dr. Enzo Portaccio.

Il rilievo n. 10 del sopralluogo riprodotto di seguito indica con la freccia C "(...) ove si intravedevano controluce le conformità anche delle due mani (...)".





Il sequestro della borsetta appartenente a Graziella Teresa Corrocher, con il relativo contenuto, avvenne in data 29 giugno presso l’ufficio della sede centrale del Banco Ambrosiano in via Clerici 2.
Lo indica il verbale di sequestro firmato dal Sottotenente Igino Izzo del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Milano.

Il 17 giugno alle ore 20,30 il Sostituto Procuratore Salvatore Cappelleri, alla presenza del Dr. Enzo Portaccio e del Maggiore Alfonso Martorana del Nucleo Operativo Carabinieri di Milano, procedette "(...) ad un sopralluogo presso l’ufficio della signorina Corrocher (...) presso la sede del Banco Ambrosiano di via Clerici 2 (...) procede all'apertura della cassaforte, che nulla viene sequestrato di quanto nella stessa si trova e che le chiavi della medesima vengono consegnate al signor Bodini Giampaolo (...) nulla viene sequestrato di quanto contenuto nei cassetti della scrivania le cui chiavi vengono consegnate al Sig. Bodini Giampaolo (...) si dispone, infine, l’apposizione dei sigilli (...) alla porta d’ingresso all'ufficio".

Il 21 giugno,"venendo a cessare ogni esigenza istruttoria" il Sostituto Procuratore Salvatore Cappelleri dispose la restituzione del locale adibito a ufficio di Teresa Graziella Corrocher.

Il Sottotenente Igino Izzo e il Maresciallo Augusto Atzori del Nucleo Operativo Carabinieri, in esecuzione al Decreto di sequestro della borsetta datato 29 giugno e emesso dal Dott. Salvatore Cappelleri, si recarono lo stesso giorno presso la sede centrale del Banco Ambrosiano. Recitava il Decreto: "(...) ovunque essa si trovi, ricercandola in particolare nel locale già adibito ad ufficio della Corrocher presso la sede del Banco Ambrosiano (...)". Scrissero i militari: "il signor Bodini Giampaolo (...) riferiva a noi verbalizzanti che la borsetta (...) l’aveva presa lui personalmente subito dopo il misfatto (...) e l’aveva custodita (...) egli riferiva inoltre che non ci aveva pensato minimamente di consegnare la borsetta agli inquirenti".

Il Dott. Salvatore Cappelleri inviò allora al Nucleo Operativo Carabinieri la richiesta di citazione a comparire il 14 luglio per Giampaolo Bodini e Luigi Saccati.
In tale data, Bodini, che già era stato interrogato in data 21 giugno, dichiarò al Magistrato: "per quanto riguarda la borsa della Corrocher l’ho rinvenuta nell'ufficio della medesima subito dopo il fatto. Istintivamente l’ho presa e l’ho chiusa nel mio armadio. Non so dire perché né quella sera né quando sono stato sentito come testimone il 21 giugno non abbia fatto cenno di questa borsa. Credo di essermi dimenticato (...) ribadisco che nulla so del contenuto della borsa (...) non ho parlato con alcuno della borsa tranne con il Saccati (...) sono sempre più convinto (...) che Graziella si sia suicidata a seguito delle disavventure del Banco Ambrosiano".

Il Magistrato procedette lo stesso giorno ad una nuova audizione di Luigi Saccati, avente funzioni di addetto alle pubbliche relazioni del Banco Ambrosiano. Saccati per la prima volta indicò: "(...) effettivamente qualche giorno dopo il Bodini mi disse di essere in possesso della borsa (...) gli risposi di tenerla a disposizione in cassaforte".

Si riproduce di seguito la trasmissione del processo verbale del Nucleo Operativo Carabinieri sul sequestro della borsa presso la sede del Banco Ambrosiano in data 29 giugno 1982.




I Consiglieri di Amministrazione più anziani che si sono recati nell'ufficio della Corrocher alle 18,30 e che in passato avevano svolto funzioni dirigenziali, non furono né identificati né interrogati dal Magistrato.
Secondo l’indice degli atti e produzioni dell’inchiesta, la sola testimonianza di funzionario di livello elevato del Banco Ambrosiano fu quella di Filippo Leoni.

Sappiamo di queste visite dal verbale del Maresciallo di Polizia di Stato Raffaele Perretti. Il sottufficiale interrogò Giuseppe Coral, commesso addetto alle incombenze necessarie alla Corrocher. Il Coral dichiarò: "(...) al termine delle riunioni del Consiglio di Amministrazione (...) parecchi consiglieri si sono recati nell'ufficio della predetta". Un particolare sufficientemente importante da essere menzionato dal dirigente della Squadra Mobile Dr. Antonio Pagnozzi nel suo rapporto al Sostituto Procuratore Salvatore Cappelleri: "(...) la Corrocher era rimasta in ufficio durante la riunione del Consiglio di Amministrazione e (...) al termine avvenuto alle ore 18,30 circa alcuni consiglieri anziani si erano recati a salutarla".

Il Dr Salvatore Cappelleri, nella sua richiesta di non doversi promuovere l’azione penale rivolta al Giudice Istruttore il 27.10.1983 scrisse : "(...) le note vicende che riguardavano e che riguardano tuttora il BANCO AMBROSIANO (...) consigliavano un approfondimento della indagini allo scopo di vagliare non solo e non tanto l’ipotesi dell’omicidio (...) quanto sopratutto l’eventualità che sulla determinazione al suicidio della Corrocher si fosse inserita una condotta estranea tendente ad agevolare tenuto conto delle precarie condizioni psichiche della donna l’insano gesto (...)".

Sempre secondo l’indice degli atti e produzioni, il Dr Salvatore Cappelleri inviò in data 26 giugno al Nucleo Operativo Carabinieri, la richiesta di citazione di Filippo Leoni per il 29 giugno.

Filippo Leoni dichiarò : "sono Condirettore Generale del Banco Ambrosiano (...) cercai in particolare il Saccati nella sua qualità di dirigente addetto alle pubbliche relazioni (...) il giorno del fatto ho partecipato al Consiglio di Amministrazione del Banco Ambrosiano (...) ricordo di aver intravisto nel suo ufficio la signorina Corrocher ma di non aver avuto occasione di intrattenermi con lei".

Chi erano i Consiglieri anziani che avevano già svolto funzioni dirigenziali indicati dal Coral?

Nell'aprile del 1982 attesi nell'ufficio con Graziella Corrocher di essere ricevuto da Roberto Rosone.

La breve conversazione con lei non mi permise di notare il suo stato d’animo. Rosone, chiusa la porta, mi mostrò una foto in cui comparivamo entrambi dopo una battuta di pesca alle Bahamas. Mi disse: "non deve uscire da questa stanza ma ci sono dei disaccordi nel Banco". Tre settimane dopo Rosone fu vittima di un attentato da parte del boss della malavita romana Danilo Abbruciati. Abbruciati fu a sua volta abbattuto da una guardia giurata del Banco Ambrosiano. Roberto Rosone era in quel periodo Vice Presidente del Banco.

Carlo Olgiati entrò in Ambrosiano nel 1950, fu Vice Presidente del Banco fino al 13 novembre del 1981 quando fu sostituito nella carica dal Ing. Carlo De Benedetti. Lasciò il posto di Consigliere il 10 marzo '82 ma mantenne quello di Consigliere di Banco Ambrosiano Holdings di Lussemburgo fino all'ingresso dei Liquidatori. In questa veste partecipò a tutti gli incontri con l’Arcivescovo Paul Marcinkus, Presidente dell’Istituto per le Opere di Religione.

In quell'aprile 1982, una sera mio padre ricevette una telefonata che lo avvisava che del contante era marcato dalla Banca d’Italia. Mio padre chiamò Carlo Olgiati che, a tarda sera venne ad esaminare il contante contenuto in una cassaforte di Via Giuseppe Frua 9, ove mi trovavo.

Carlo Olgiati dirigeva personalmente il Banco Ambrosiano de América del Sur in Argentina.

Ricordo bene la prima volta in cui mi fu presentato Filippo Leoni. Anni dopo, in quella primavera del 1982, inviai dei telex dall’ufficio di Washington. Filippo Leoni si recò all’alba al Banco per strappare tutti i telex entranti.

Roberto Rosone, Carlo Olgiati, Filippo Leoni lasciarono il Banco per divenire imputati.

A questo pensava nel febbraio di quest’anno Giovanni Bazoli, quando ha dichiarato alla giornalista inglese Rachel Sanderson, di essersi rifiutato di licenziare impiegati del Banco Ambrosiano, in quanto li considerò tutti come vittime di Roberto Calvi.

Germano Montani si trovava a pochi metri dall’ufficio della Corrocher si é avvicinato e non ha notato la sedia accanto alla finestra né alcunché sulla scrivania.
Vedevo spesso Germano Montani in quanto veniva a casa nostra in via Giuseppe Frua 9 ogni qual volta mio padre vi riceveva visite.

Il Montani interrogato il 29 giugno dichiarò al Magistrato : "(...) ho sentito chiudere la porta del bagno situato di fronte al predetto ufficio (...) mi sono avvicinato (...) per controllare i telefoni (...) non ho notato, come l’ufficio mi chiede, la sedia accanto alla finestra né alcunché sulla scrivania. Dopo qualche minuto è arrivato su il mio collega Uboldi il quale mi riferiva dell’accaduto (...) ho visto l’ultima volta quella sera la signorina Corrocher poco dopo la fine della riunione del Consiglio di Amministrazione della Centrale verso le ore 18,50 (...) non ho notato in lei nulla di particolare (...) non mi è sembrata eccitata (...) normalmente usava portare una borsetta in pelle blu».

Si noterà che nella nota scritta a mano, largamente pubblicizzata, e di cui al rilievo n. 8 della Polizia Scientifica riprodotto di seguito, la Corrocher si associa al Consiglio di Amministrazione avvenuto "ieri" 13 giugno.
Un’altra nota firmata fa riferimento al suo esaurimento ma porta la data cancellata del 7 aprile. Sono di questo periodo i messaggi di conforto ricevuti dai suoi cari e annessi agli atti.
Una delle note a mano firmate porta la data del 6 aprile. Le note menzionano il suo testamento. Giancarlo Giobbio testimoniò: "(...) circa tre mesi fa la Corrocher mi riferì che (...) il suo testamento si trovava nella cassaforte".

É quindi possibile che le note scritte a mano sulla scrivania di cui al rilievo n. 8 siano state scritte in precedenza e si trovassero nell'ufficio della vittima.




Le compromissioni elencate non cambiano probabilmente la conclusione dell’inchiesta.
Si propone il quesito se queste hanno causato sottrazione di elementi utili.
A questo scopo si rende pubblico l’indirizzo di accesso alla integralità degli atti giudiziari:

Fascicolo giudiziario di "Teresa Graziella CORROCHER" (cliccare sul link per scaricare i documenti in pdf).

Il blog di Fabrizio Ravelli ha rievocato recentemente le circostanze in cui l’indagine, che portò al processo valutario in cui mio padre fu imputato, fu assegnata al Dr. Gerardo d’Ambrosio.

È vero che nelle rievocazioni di Gerardo D’Ambrosio, questo particolare è passato sotto silenzio.

Carlo Marini, allora Procuratore Generale, avocò un’altra indagine, quella su Mauro Gresti e Luca Mucci, che rilasciarono il passaporto a mio padre nel 1980. Assistetti a Washington a una conversazione telefonica di mio padre con Luca Mucci. Questa indagine originò dal ritrovamento a Castiglion Fibocchi l’anno successivo, di estratti conto contenenti tra l’altro anche menzioni ai nomi di Marco Ceruti e Ugo Zilletti.
Ugo Zilletti era stato in quel periodo in contatto con magistrati milanesi. Roberto Gervaso mi suggerì poi che Licio Gelli si era mosso dietro le quinte.

L’indagine su Luca Mucci e Mauro Gresti fu tolta allora a Carlo Marini e trasferita alla Procura di Brescia competente sui due magistrati milanesi.

I testimoni del fascicolo sul decesso di Graziella Corrocher sono unanimi nell'associare il suo esaurimento nervoso al suo interrogatorio da parte della Procura di Brescia proprio sulla vicenda del rilascio del passaporto. 
La Corrocher non aveva nulla da temere, l’indagine fu trasferita nuovamente, questa volta a Ernesto Cudillo a Roma, e finì nel nulla.

Ricordo il mio grande imbarazzo, al primo incontro con i Dott. Dell'Osso e Siclari e il Tenente Colonnello Boscarato a Washington nell'estate 1982, quando mia madre cominciò a parlare proprio di Carlo Marini in maniera poco lusinghiera.

Per citare Fabrizio Ravelli : "forse si tratta di cose ormai antiche".

sabato 3 maggio 2014

Teresa Graziella Corrocher: particolari sul suicidio della segretaria di Calvi

...di una tragedia nella tragedia.
Di questo tratteremo oggi.

"Il 17/6/1982, alle ore 19.00 circa, Teresa Graziella CORROCHER, direttore di sede del Banco Ambrosiano con incarico di segretaria del presidente Roberto CALVI, precipitava dalla finestra del suo ufficio sito al quarto piano dell'edificio di Via Clerici n.2 in Milano".
(estratto dagli atti giudiziari della Procura della Repubblica di Milano).

I primi accertamenti svolti della Polizia Scientifica definirono con cruda precisione lo scenario nel quale si era consumato quel dramma.
Una sedia davanti alla finestra aperta con accanto le scarpe in pelle nera posizionate con cura, una tenda leggermente spostata, alcune impronte digitali e plantari sul davanzale.




La cinquantacinquenne, nubile, che considerava il Banco Ambrosiano come la sua famiglia, lasciò tre fogli scritti a mano, fissati con del nastro adesivo alla scrivania.
Parole scritte con drammatica lucidità ma che manifestavano allo stesso tempo uno stato d'animo di estremo disagio, un equilibrio psichico ormai gravemente intaccato dai fatti che in quei momenti si stavano consumando all'interno delle mura (e non solo) dell'istituto di credito milanese.
Frasi che è opportuno tornare a leggere.



Il 17 giugno 1982 era un giovedì di una settimana drammatica per la banca milanese, per i suoi vertici e per il suo Presidente Roberto Calvi.
Quel giovedì iniziò all'alba con la signora Corrocher impegnata a preparare il Consiglio di Amministrazione straordinario che avrebbe avuto inizio alle ore 13.00.

La si può immaginare indaffarata e meticolosa nel preparare i documenti, gli atti, i resoconti, le cartelline in cuoio pregiato da consegnare ai Consiglieri, ma anche in preda ad una profonda frustrazione per quel mondo che le stava improvvisamente crollando addosso. Abbandonata al suo profondo malessere che la tormentava già da qualche mese.
Un esaurimento nervoso evidente di cui molti erano a conoscenza.

Nel corso di quel Consiglio del 17 giugno si consumò quello che le cronache dell'epoca molto efficacemente avevano più volte definito come uno "psicodramma".

Il Presidente del Banco era irreperibile già dalla sera del 10 giugno in seguito ad una trasferta a Roma nel corso della quale avrebbe cenato anche con Giulio Andreotti.

Il 13 giugno i poteri di gestione del Banco furono affidati, in base all'art. 15 dello Statuto sociale, a Roberto Rosone, il Vicepresidente anziano.
Lunedì 14 giugno, mentre tutta l'Italia attendeva con la consueta apprensione calcistica la partita del mondiale con la Polonia con fischio d'inizio alle ore 17.15, in via Clerici l'attesa era di ben altra natura.
Infatti di buon'ora si presentarono alla reception dell'istituto di credito 6 ispettori inviati della Banca d'Italia e poco più tardi la CONSOB sospendeva il titolo dalla quotazione.

Ma fu proprio il 17 giugno il giorno più drammatico.
Una storia duplice e parallela.
La prima si consumò in via Clerici a Milano e l'altra a Londra.

Come detto il Consiglio iniziò alle 13 in punto.
L'Istituto per le Opere di Religione (IOR) aveva già informato della sua assoluta intenzione di non fornire alcun tipo di sostegno finalizzato a salvare il Banco e di non voler onorare le lettere di patronage concesse a favore di alcune entità panamensi.
La situazione economico-finanziaria era di gravissimo deficit. Sarebbe servita con urgenza un'abbondante iniezione di liquidità per far fronte ai numerosi impegni finanziari da assolvere nelle ore successive. Nessuna deroga o dilazione a tali impegni infatti si sarebbe potuta richiedere o accordare.
I depositi attivi del Banco presso le consociate estere risultavano vincolati a causa di presunte garanzie prestate ad entità terze non meglio identificate.
Dopo una drammatica sequenza di interventi interlocutori da parte di alcuni attoniti e smarriti Consiglieri d'amministrazione, si deliberò di togliere i poteri di firma a Roberto Calvi.

Terminato il Consiglio attorno alle 19, mentre l'ufficio stampa stava redigendo il comunicato che ufficialmente avrebbe messo la parola fine all'era Calvi, si sentì un tonfo sordo provenire dalla rampa di accesso ai garage sotterranei del Banco.

In quel momento Roberto Calvi si trovava a Londra già dal giorno precedente, dopo un viaggio rocambolesco tra Italia, Iugoslavia, Austria e Svizzera. La mattina del 17 giugno il Sole 24 Ore aveva dato la notizia della sua scomparsa. Alle 23 di quel giorno, saputo del suicidio della sua segretaria, Calvi lasciò la hall del Chelsea Cloister in Sloane Road per una meta sconosciuta.

La mattina del 18 giugno 1982 il banchiere fu trovato da un fattorino del Daily Express, impiccato con una corda di nylon da ormeggio arancione ad un traliccio posizionato sotto il Blackfriars Bridge.

Una tragedia nella tragedia, appunto.

Lo abbiamo ripetuto in più occasioni.
Il blog non si occupa di cronaca, ma di tecniche di forensic accounting e fraud auditing.
Tuttavia, lo sanno bene gli osservatori più attenti, le vicende umane dei protagonisti si legano indissolubilmente e tragicamente ai dissesti economico-finanziari più gravi. Lo dimostrano i tanti episodi legati anche a fatti più recenti. Si pensi solo alle vicende relative al Monte dei Paschi di Siena o all'Ospedale San Raffaele di Milano.

Graziella Corrocher svolse con diligenza mansioni di enorme rilievo all'interno del Banco e, secondo i testimoni dell'epoca, fu "l'alter ego" del Presidente Roberto Calvi e in questa veste depositaria di tutto quel bagaglio di notizie, anche e soprattutto riservate, che, se conosciute, avrebbero probabilmente permesso di far luce su di una vicenda tanto intricata e complessa e forse anche sui particolari più controversi e misteriosi dell'omicidio di Roberto Calvi.

Tra qualche giorno il blog sarà in grado di produrre IN ESCLUSIVA l'intero fascicolo giudiziario relativo al suicidio della signora Teresa Graziella Corrocher.
Il tutto accompagnato da un autorevole ed importante commento curato da Carlo Calvi, figlio del banchiere Roberto Calvi.

Saremo pertanto in grado di fornire ai lettori del blog la seguente documentazione:
  1. atti della Procura Generale presso la Corte Suprema di Cassazione;
  2. decreto di archiviazione emanato dal Tribunale di Milano, trattandosi di suicidio;
  3. verbale redatto dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Milano, primi ad intervenire sulla scena del suicidio;
  4. relazione di servizio degli agenti della Squadra Mobile datata 18 giugno 1982 e successive versioni integrative;
  5. relazione di polizia giudiziaria del 24 giugno 1992 indirizzata al Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano Salvatore Cappelleri redatta dai Carabinieri della Legione di Milano e successive versioni integrative;
  6. verbali di sequestro del materiale rinvenuto presso l'abitazione di Milano della signora Corrocher;
  7. verbale di perquisizione e sequestro presso l'abitazione della signora Corrocher sito in località San Valentino Dos del Comune di Villa Rendena (TN);
  8. processo verbale di sommarie informazioni testimoniali rese dalle persone informate sui fatti;
  9. verbali dei rilievi tecnico-legali e dei sopralluoghi eseguiti della Polizia Scientifica di Milano;
  10. referti autoptici svolti dal patologo legale, consulente tecnico del Pubblico Ministero;
  11. perizia medico-legale e tossicologica sulla causa e sulle circostanze del decesso;
  12. appunti scritti a mano o con macchina da scrivere rinvenuti presso l'ufficio e l'abitazione della signora Corrocher;
  13. indice degli atti e delle produzioni e note spese del procedimento.
s.m.

(cliccare QUI per leggere l'intervento di Carlo CALVI e per scaricare la documentazione).


*   *   *

In ricordo di 
Teresa Graziella CORROCHER

(trascrizione di due appunti scritti da Graziella Corrocher)