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martedì 13 novembre 2012

Frodi immobiliari: le vendite a prezzi inferiori


Esiste un unico punto fermo da cui si dipanano le indagini: la frode non deriva solo da un errore o da semplice negligenza, piuttosto è frutto di insistenti tentativi mirati a ottenere illecitamente un profitto.
E non sempre i vantaggi traibili da un’operazione sono evidenti agli occhi della maggioranza. 

Un esempio a conferma di quest’affermazione è lo schema de “Le vendite di immobili a prezzi inferiori”.

La vendita di un immobile a prezzi inferiori rispetto al normale andamento del mercato è solitamente associato ad un pessimo affare da parte di un inesperto venditore.
Come sovente accade, però, non bisogna farsi ingannare dall'apparenza, quello che a prima vista è un pessimo affare può celare reati come la frode fiscale o la creazione di fondi neri destinati a svariate attività illecite.

Ma come funziona?

Lo schema classico si basa nell'interporre nella transazione di compravendita immobiliare un intermediario di fiducia avente lo scopo unico di rivendere l’immobile ad un prezzo superiore rispetto quello di acquisto, destinando l’artificioso utile a fondi neri.

Per comprendere meglio, diamo un valore esemplificativo e una rappresentazione grafica alle transazioni:

(click per ingrandire)

  1. la società PRIMA vende un immobile avente valore di mercato pari a 100 ad un prezzo di 50 (inferiore al valore corrente) alla società SECONDA, intermediario fidato e compiacente, residente spesso in uno “paradiso fiscale”;
  2. la società SECONDA vende a sua volta l’immobile appena acquistato alla società TERZA stabilita in un altro Stato, che può anche essere lo stesso di PRIMA. Generalmente quest’ultima transazione avviene al corretto prezzo di mercato, se non addirittura superiore allo stesso. Nel nostro esempio supponiamo che il prezzo della seconda vendita sia stato di 110; 
  3. la società SECONDA incassa 110 con utile artificioso di 60, che normalmente trattiene in piccola parte come compenso per la prestazione di interposizione (10 nel nostro esempio), destinando la parte restante ad un conto cifrato o alla creazione di un fondo nero, che PRIMA può utilizzare per i suoi scopi illeciti.
Non è tutto: SECONDA, per celare maggiormente l’operazione, può versare i 50 riportati nell'esempio a un’altra Società, magari residente in un “paradiso fiscale” qualora la stessa SECONDA non lo sia, a fronte di servizi di consulenza fittizi.
Tale Società, a sua volta, provvede a generare dei fondi occulti a disposizione di PRIMA, ben lontano dagli occhi indiscreti delle autorità finanziarie: il gioco è fatto e i giocatori raggirati.
L’esempio sopra riportato evidenzia come un apparente “cattivo affare” possa in realtà celare un intento illecito.

Se si vuole vestire l’esempio di cronaca, con tanto di dati concreti e di accadimenti reali, è sufficiente pensare al sistema delle tangenti, che negli ultimi anni si è appoggiato tantissimo a questo collaudato schema.
Infatti, a prescindere dalla facilità di ricostruzione dell’operazione, con una semplice misura immobiliare il venditore potrebbe agilmente giustificarsi con l’aver portato a termine un “cattivo affare”, peraltro asseverato da un regolare rogito notarile.